Sono sparsi in tutta Italia e non mancano mai di suscitare parecchia curiosità ogni volta che tornano, almeno per un istante, alla ribalta della cronaca. Nella maggior parte dei casi sono dislocati tra le montagne e spesso sono accompagnati da leggende che si tramandano di generazione in generazione.
Sono i borghi abbandonati, piccoli paesi rimasti disabitati nel tempo a causa di incuria o fenomeni naturali disastrosi o, semplicemente, a causa della troppa lontananza dai principali centri cittadini.
Panorama sulla Val Conca (Rimini)
Cerreto di Saludecio è proprio uno di questi. Siamo in Romagna, e più precisamente in provincia di Rimini a pochi chilometri dal villaggio medievale di Mondaino, nei territori del comune di Saludecio.
Adagiato tra le dolci colline che disegnano la bella valle del fiume Conca, questo antico borgo fortificato vanta una lunga storia iniziata attorno al IX secolo d.C. e proseguita fino alle ultime decadi del ‘900 quando gradualmente finì per essere abbandonato. In realtà la prima testimonianza scritta risale al 1231 quando fu sottomesso al comune di Rimini; per poi passare nel XV secolo sotto la dominazione veneziana e poi, fino al 1860, sotto lo Stato Pontificio.
Rinomato un tempo come il “paese degli sciocchi”per via dei comportamenti assurdi dei suoi abitanti, le poche case che oggi compongono il centro sono quasi tutte disabitate e, nelle deserte viuzze, il tempo sembra essersi fermato.
Un’antica leggenda racconta infatti come Cerreto fosse ritenuta la “cretinopoli” dell’intera vallata per le numerose storielle, naturalmente inventate, che avevano come protagonisti gli abitanti del piccolo borgo e i loro presunti, assurdi comportamenti.
Fra le più simpatiche, ne esiste una che narra di un’ipotetica spedizione a Rimini con la missione di acquistare delle dosi sufficienti di intelligenza. A metà strada però, sentendosi ormai stanchi, i cerretani fecero ritorno alle loro case dicendo che l’altra metà di strada l’avrebbero fatta all’indomani.
Borgo rurale fortificato di Cerreto (Saludecio, Rimini)
Un’altra storia parla di un giorno di festa durante il quale in paese si stava cucinando la polenta per tutti. Invece di prepararla ognuno a casa propria, quella volta si decise di utilizzare come “paiolo” il pozzo comune. Mentre i paesani riempivano il pozzo con acqua bollente e farina gialla, uno di loro decise di gettarsi al suo interno per verificare la cottura. Quando, poco dopo, tutti gli altri rimasti in attesa sentirono chiaramente il compaesano deglutire, scoppiò il caos e si ribellarono pensando che volesse mangiare da solo tutta la polenta, gettandosi a capofitto in fondo al pozzo insieme a lui.
Per onorare la memoria e la tradizione di questi strani personaggi che hanno dato vita a queste storie tanto particolari, fino a pochi anni fa si organizzava un importante carnevale, caratterizzato dal falò del pagliaccio e da storielle che richiamavano gli aneddoti sui cerretani. Oggi, le poche case del borgo sopravvissute non sono nemmeno quelle originali di quel popolo tanto sbeffeggiato da leggende di cui non hanno colpa se non per essere state probabilmente persone più eccentriche del solito.
Curiosi di fare una tappa turistica a Cerreto di Saludecio? Ecco come arrivare!
Raggiungete il comune di Mondaino, quindi seguite le indicazioni per Tavoleto (Strada Provinciale 80). Una volta percorsi circa 3 km, in località La Serra, prendete la deviazione per Cerreto segnalata sulla destra.
Castello di Zagonara, Lugo (Ra) | Archeologi all'opera
Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima.
Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto. Basta una mail a inemiliaromagna@aptservizi.com o un commento qui sotto!
Luglio 1424. I carri delle masserizie a stento avanzano nel fango, risultato di un’anomala e prolungata pioggia estiva. I cavalli e i soldati sono esausti e non sono più in grado di sostenere la marcia forzata. Carlo Malatesta, a capo dell’esercito fiorentino, teme che non riuscirà ad arrivare in tempo per spezzare l’assedio del CASTELLO DI ZAGONARA e soccorrere Alberico da Barbiano, loro alleato, che nel castello si era rifugiato. Probabilmente, avrebbero dovuto abbandonare prima l’assedio di Forlì. Forlì ora era libera e adesso rischiavano di perdere anche un prezioso alleato.
Più o meno questa è l’immagine che mi viene in mente leggendo il resoconto che ci ha lasciato Niccolò Macchiavelli della battaglia del castello di Zagonara; i Milanesi presero il castello dopo avere sconfitto i Fiorentini, giunti ormai stremati sul campo di battaglia. Dopo questa vittoria i Viscontei dilagarono in Romagna e il borgo fortificato venne distrutto.
Zagonara oggi è una piccola frazione della campagna lughese, in provincia di Ravenna, al confine con Cotignola. Campi coltivati a frutteto si alternano ai seminativi, ordinati secondo le linee regolari, tipiche della centuriazione antica. Si tratta di un territorio che porta su di sé le tracce di un passato medievale, quando, emergendo dalle acque e dai terreni incolti, si formarono i villaggi che poi furono all’origine dei capoluoghi comunali attuali.
Castello di Zagonara, Lugo (Ra) | Area dello scavo archeologico
Oggi non lo si direbbe, ma Zagonara al tempo della battaglia era invece un borgo fortificato popoloso, abitato da decine di famiglie, che ebbe un ruolo fondamentale nello scontro tra le forze milanesi viscontee e quelle fiorentine, nella fase in cui entrambe erano impegnate ad ampliare i territori controllati, fino ad arrivare a interessarsi di questa zona della Romagna. Da questa battaglia il castello e il suo villaggio non si ripresero più: torri e abitazioni vennero abbandonate, demolite e, nel giro di un secolo o due, rimpiazzate da campi coltivati.
Ho incominciato a conoscere questa frazione e i suoi abitanti a partire dal 2017. Da quell’anno, con l’aiuto dell’amministrazione del comune di Lugo e della Soprintendenza di Ravenna, abbiamo infatti avviato uno scavo archeologico di questo borgo fortificato abbandonato, le cui tracce ora giacciono sotto i campi coltivati. L’esperienza ha avuto in sé un ché di miracoloso. Pochi fondi all’inizio, qualche residente un po’ sospettoso nei nostri confronti, a cui ha risposto fin dal primo anno un entusiasmo diffuso per un genere di iniziativa, uno scavo archeologico di ricerca, che nel territorio lughese mancava da anni.
Il primo open day dello scavo portò più di 400 persone sul sito archeologico nell’arco di un paio d’ore. L’esperienza da allora è proseguita e maturata, e ciò che mi ha sempre colpito è stata l’ampia risposta del territorio e dell’associazionismo locale a questo genere di iniziative. Quel che si percepiva, e si percepisce tutt’ora, è il bisogno di questo tipo di esperienze e il desiderio di conoscere le tracce del proprio passato nel paesaggio che ci circonda; a questo bisogno abbiamo cercato di rispondere con costanza, nella convinzione che con ciò si può agevolare il progresso socio-culturale, la coesione di una comunità locale e la promozione economico-turistica di un territorio rurale.
Castello di Zagonara, Lugo (Ra) | Open Day degli scavi archeologici
Il patrimonio culturale è un diritto di tutti. Ormai si sta facendo largo in Europa l’idea che a questo diritto corrisponda un dovere dei componenti di una comunità, cioè quello di compartecipare ai processi di individuazione, valorizzazione e trasmissione di questo patrimonio, collaborando con gli specialisti del settore.
Questa compartecipazione è in grado di creare la vera condivisione del patrimonio, divenendo un fattore che ne garantisce la piena valorizzazione e trasmissione. Nata in modo spontaneo, quasi irrefrenabile, questa condivisione l’ho sperimentata in Bassa Romagna, nello scavo di Zagonara, e nell’entusiasmo delle persone che abbiamo conosciuto e che con noi hanno partecipato a questa esperienza.
Si tratta quindi un percorso inverso rispetto a quanto si è soliti fare in Italia, in cui ci si aspetta che sia lo Stato e gli enti territoriali a trattare tematiche quali i Beni Culturali o il patrimonio archeologico. Cambiare questa mentalità è la sfida; vincerla ci permetterebbe di trovare forme di valorizzazione adatte alla prodigiosa ricchezza e varietà paesaggistica della nostra penisola, che in territori e paesaggi come quello basso romagnolo avrebbero risorse ancora lontane dall’essere sfruttate appieno.
Oltre ad Halloween, il 31 ottobre si celebra la Giornata Nazionale del Trekking Urbano, l’iniziativa che ci permette di scoprire gli angoli più sconosciuti e inaccessibili delle nostre città: tema di questa XV edizione “Raccontami come mangi e ti dirò chi sei. Camminando tra cibo, arte e paesaggi.”
Trekking Urbano è una piacevole e salutare attività che unisce al benessere fisico il privilegio di riappropriarsi del tempo, della memoria e dell’identità culturale dei luoghi.
Potrai andare alla scoperta degli angoli più belli e gli scorci più suggestivi dei nostri centri storici a passo di trekking.
Un’avventura per gli ospiti e una scoperta per i cittadini: un trekking per tutti i gusti. Impegnativi per i piedi più allenati e più leggeri per famiglie con bambini.
#InEmiliaRomagna sono 4 le località che aderiscono con tanti percorsi tutti per voi.
Partecipazione gratuita ma con prenotazione obbligatoria.
Per me è stata una piacevole scoperta e, da qualche anno a questo parte, tutte le volte che mi è stato possibile ho partecipato per scoprire tante cose sulla città felsinea che spesso non conoscono neanche i bolognesi purosangue 😉
Scegli il tuo percorso, prenota e prepara le tue scarpe più comode per vivere la città con curiosità al ritmo del tuo passo.
Ai g’vol d’la chelma! Ci vuole calma, ovvero quando il lavoro era “paziente”
Data: 31 ottobre h. 15.20, 2 novembre h. 10.00 Punto di partenza: Piazza della Mercanzia, 4 Durata: ca. 3 h /2 km
Tra le vie del centro storico di Bologna andando alla ricerca dei mirabili manufatti del fabbro e delle tante attività artigianali, scoprendo come prende vita un violino grazie alle abili mani del liutaio e tutti i segreti delle merlettaie bolognesi che danno vita a veri e propri “miracoli”.Lavoro paziente e lento il loro!
Scorci suggestivi, personaggi bizzarri, vecchie tradizioni, ricette improbabili sono gli ingredienti di questa visita gastronomica. Alla scoperta della Bologna delle osterie tra storia, degustazioni e antiche cantine.
Luoghi di storia, arte e cibo nella ‘piccola Venezia delle Valli
Data: 31 ottobre h. 18.30 Punto di partenza: Cortile di Palazzo Bellini Durata: ca. 1 h 30 min/4,5 km
Prenotazioni presso Comacchio Slowfest
Ph. Vanni Lazzari
A passeggio con i bastoncini nella “piccola Venezia delle Valli”: un inconsueto e curioso ‘urban walking’ fra ponti e vicoli di Comacchio ed i tanti suggestivi luoghi di storia, arte e cibo che caratterizzano la ‘capitale dell’anguilla’.
L’itinerario si conclude con un aperitivo con vini doc ‘delle sabbie’ del Bosco Eliceo e stuzzicherie locali dopo aver visitato i Trepponti, la Vecchia Pescheria, il Museo del Delta Antico, il Duomo di San Cassiano, la Torre Campanaria e la Manifattura dei Marinati, storica e ancora attiva fabbrica-museo per la lavorazione dell’anguilla.
1509. Veronica Gambara e Giberto da Correggio sposi: il banchetto a Palazzo
Data: 31 ottobre h. 21.00 Punto di partenza: Correggio Art Home Durata: ca. 1 h 30 min/1,5 km
Prenotazioni presso Informaturismo
Ph. Federico Aili
Nell’ottobre del 1509 Veronica Gambara sposò per procura al conte Giberto da Correggio dove venne accolta da tutta la corte e da Antonio Allegri. L’itinerario, per le vie del centro storico, prevede voci narranti in costume che illustreranno i passaggi cruciali della storia, soprattutto, il conviviale offerto in occasione del suo definitivo insediamento nella contea.
Prevista anche l’illustrazione degli usi, tradizioni e consuetudini gastronomiche locali del tempo nonché le principali figure che ruotavano attorno alla cucina e alla gestione del banchetto.
Lo scarafo nella brodazza: a spasso per la città alla scoperta di cibi, gusti e disgusti delle varie epoche forlivesi
Data: 31 ottobre – 3 partenze alle 14.15/14.45/15.15 Punto di partenza: Piazza Saffi Durata: ca. 2 h 30 minuti/ 3 km
Prenotazioni fino alle 13.00 di giovedì 25 ottobre presso IAT Forlì
Viaggio nel tempo tra abitudini e eccessi culinari di Forlì. Alla scoperta delle tante tracce dei cibi, che richiamano piccole e grandi storie, aneddoti che vanno dal Medioevo ai giorni nostri e che delineano un percorso parallelo agli episodi più significativi della storia cittadina.
Si parte dalla piazza, sede di un mercato plurisecolare e si procede con suggestioni e memorie legate al cibo da un secolo all’altro, sottolineando le affinità tra le tradizioni del passato più remoto e quello di un passato più prossimo, o addirittura quelle che caratterizzano il nostro presente.
Data: 31 ottobre h.10.00 Punto di partenza: Terme Berzieri (pozzo Scotti) Durata: ca. 2 h/ 3 km
Prenotazioni presso IAT Salsomaggiore Terme
Terme di Salsomaggiore Terme, ph. @giorgia_chloe_nesli_orsi
Milioni di anni fa il mare copriva la Pianura Padana e il territorio di Salsomaggiore ne conserva nel sottosuolo un inestimabile tesoro: il sale. Il viaggio nella storia del sale di Salsomaggiore inizia da piazza Berzieri già luogo delle Regie Saline della fabbrica del sale di epoca ottocentesca.
La passeggiata continua lungo le vie del centro cittadino per raccontare la Salsomaggiore di oggi, che si è trasformata grazie al sale e alle sue acque. Al termine rinfresco a base delle produzioni De.C.O. “Denominazione Comunale di Origine”della città termale, sale compreso.
E non dimenticare di raccontare il tuo Trekking Urbano…
Per farlo sarà sufficiente scattare una foto e postarla con l’hashtag #trekkingurbano su Instagram.
Per condividere con gli altri trekker, emozioni, scoperte e curiosità legate ai percorsi a cui hai partecipato.
4 cose da sapere sul Trekking Urbano
CHE COSA È IL TREKKING URBANO?
Un nuovo modo di fare turismo, lontano dai circuiti più conosciuti. Turismo sostenibile e “vagabonding”, privilegia gli angoli nascosti e meno noti delle città d’arte italiane.
CHI PUÒ PRATICARE IL TREKKING URBANO?
Chiunque. Gli itinerari sono differenziati per lunghezza e per difficoltà al fine di poter essere percorsi sia da persone allenate che da trekker meno esperti.
QUANDO SI PRATICA IL TREKKING URBANO?
La giornata nazionale è il 31 ottobre ma ogni momento dell’anno è adatto per provarlo. Di giorno o di notte, d’estate o d’inverno. A differenza del trekking “classico”, quello in città può essere praticato, seguendo gli itinerari proposti, con qualsiasi condizione meteorologica e in qualsiasi momento della giornata.
QUALI SONO I BENEFICI DEL TREKKING URBANO?
Fa bene allo spirito e alla mente e permette di mantenersi in forma, curando anche le conseguenze della vita sedentaria come stress e ansia.
Lo sapevate che per percorsi da 1 a 4 ore, si possono bruciare da un minimo di 450 kilocalorie (percorso di un’ora) a un massimo di 1.800 kilocalorie (percorso di quattro ore)?
Parlami di tER è una serie di racconti dall’Emilia-Romagna. Sono sguardi d’autore gettati sulla regione da persone che son natie, vivono o semplicemente si sono innamorate di questa singolare, bellissima, terra con l’anima. Se anche tu vuoi raccontare l’Emilia-Romagna che si vede dalla tua finestra sei benvenuto. Basta una mail a inemiliaromagna@aptservizi.com o un commento qui sotto!
È tutto nato 5 anni fa, dall’idea di sei giovani ragazzi riminesi che avevano solo l’intenzione di divertirsi e sfuggire alla calura estiva, ma ben presto quella che doveva essere una goliardata tra amici è diventata un grande evento del Riminese.
Il 4 agosto (data posticipata causa allerta meteo) – si terrà infatti la quinta edizione della Marecchia Sailing Cup, che porta sempre più giovani a sfidarsi fino all’ultimo remo nelle acque cittadine. È un evento, unico nel suo genere, che si basa sui pilastri dell’ecosostenibilità, del rispetto dell’ambiente e della valorizzazione del territorio.
Infatti, l’unico modo per poter gareggiare e giungere al traguardo è costruire con il proprio team una barca. Come?
Usando esclusivamente materiali di riciclo e non inquinanti e decorandola nei modi più bizzarri possibili.
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L’intera competizione non ha solo lo scopo di far divertire pubblico e partecipanti, ma vuole anche sensibilizzare sul tema dell’inquinamento ambientale: i vincoli imposti per la costruzione dell’imbarcazione pongono gli agonisti nella condizione di accumulare grandi quantità di rifiuti in vista della sua fabbricazione, e una tra le prime cose di cui ogni team si accorge subito è l’enorme volume di plastica che è possibile accumulare in pochissimo tempo. Motivo per cui oltre al tema del riciclo, è importantissimo quello del riutilizzo: servono grande ingegnosità e creatività per poter trasformare ciò che è considerato un rifiuto in qualcosa di completamente nuovo e funzionante. Qualità che in questi anni i partecipanti (fino a 200 nel 2018) hanno saputo abilmente mostrare e per le quali esiste un premio apposito: oltre al premio “velocità” per la prima barca a tagliare il traguardo esiste anche quello “barcaccia” per l’imbarcazione più bella e ingegnosa, assegnato da un’apposita giuria.
Quest’anno si partirà dalla spiaggia libera di Sangiuliano e si arriverà alla spiaggia del Seasun lato Rivabella, dopo un’incursione dentro al fiume Marecchia fino al primo ponte.
Ormai giunto alla quinta edizione, l’evento non consiste più nella sola regata ma, crescendo di anno in anno, è arrivato a comprendere l’intera giornata con l’obiettivo di rendere l’evento sempre più grande, coinvolgente, e soprattutto, divertente. Tutto partirà dalla mattina del 4 agosto, in cui i partecipanti più ritardatari potranno ultimare la loro barca in spiaggia mentre parte degli organizzatori costruirà dal vivo la barca “Rex” targata Birreria Amarcord, creata in tributo al transatlantico dell’omonimo film felliniano.
Per il primo pomeriggio è stato allestito un villaggio con info point, stand di magliette e dj set, dove saranno presenti anche i ragazzi di Mal di Plastica, che hanno costruito una barca di bottiglie di plastica con cui hanno viaggiato da Rimini a Venezia, per raccontare la loro avventura.
Alle 18.30 ci sarà l’attesissima partenza della regata e tutto culminerà con una grande festa: cozze e vino gratuito per tutti i presenti e musica dal vivo con la band Ludovico Van e Duo Bucolico, nella loro unica data riminese estiva.
Gli alberi hanno spesso più anni degli esseri umani e se potessero parlare testimonierebbero gli eventi della storia delle nostre comunità. Terrena – Tracciati di Land Art in Bassa Romagna (7 luglio – 1 agosto 2019) è giunto alla seconda edizione e si articola in sei appuntamenti per “farci rivedere” una natura che non siamo più abituati a osservare.
Cosa possono raccontare gli alberi? Cosa ci dicono del nostro futuro, anche immediato?
I tracciati di Land Art in Bassa Romagna si propagano come i movimenti di una sinfonia che percorrerà oasi, aree protette, percorsi segreti e luoghi urbani che diventeranno anch’essi elemento di continuità con la natura attraverso l’arte.
Si comincia dal bosco di Fusignano (7 luglio) con una narrazione teatrale per grandi e piccoli, ospite il pluripremiato Luigi D’Elia con La grande foresta, seguito dal jazz sperimentale Machweo (ma la serata è ricca con la possibilità di pic-nic insieme alle lucciole). Si prosegue a Bagnacavallo, nel suggestivo Chiostro di San Francesco assisteremo al concerto di Teho Teardo, in dialogo con le straordinarie fotografie di Charles Freger: figure antropomorfe dalle sembianze selvagge proiettate in simbiosi con la musica (10 luglio).
Il 15 luglio ci spostiamo ad Alfonsine, agli stagni della Fornace Violani, una serata in dolce cammino sulle tracce delle sequoie delle foreste statunitensi con lo scrittore Tiziano Fratus e con i suoni ambientali di Adriano Zanni (che presenta anche una sua mostra fotografica nella serata di Bagnacavallo).
Fine luglio è all’insegna della land art più tradizionalmente intesa. Si comincia con Andreco, artista di fama internazionale che lavora sul rapporto fra natura e antropizzazione: ci regalerà una nuova installazione semipermanente al Parco del Loto di Lugo (opening il 27 luglio) e un’opera murale costruita collaborativamente a Massa Lombarda, nella serata finale del 1 agosto che vedrà anche la partecipazione di Moder. Nel mezzo, al Canale di Mulini di San Patrizio (Conselice, 28 luglio) la nuova opera dell’argentino che da anni vive a Faenza Oscar Dominguez, capace di proporre visioni arrichite dalla luce e dal calore di terra e alberi.